Quando l'anima è un deserto? quando non si hanno sogni

Quando l'anima è un deserto? quando non si hanno sogni

giovedì 1 dicembre 2011

Il segreto dei Still 2

Matilde si svegliò all’improvviso, aveva sentito un rumore, un vassoio che cadeva per terra- come è possibile- si chiese- qui ci dovrei essere solo io. La curiosità era troppa, si alzò, e uscì dalla sua camera. Nel lungo corridorio, non si vedeva anima viva. Matilde, rientrò quindi in camera e prese il lume che stava sul mobiletto vicino al suo letto, e si addentrò per la casa. Non vide nessuno lungo il suo tragitto, inoltre sembrava essere ritornato il silenzio- me lo sarò immaginato-pensò Matilde. Mentre si accingeva però a ritornare a dormire, però sentì di nuovo quel rumore, arrivava dal piano di sopra- forse è un ladro- pensò- cosa devo fare? Chiedere aiuto?. Matilde era troppo curiosa, doveva vedere, e stranamente non aveva paura. Prese un candelabro d’argento, che era poggiato su un mobile nel salone principale, e salì le scale per andare al piano superiore. Anche lì non vide nessuno, il rumore sembrava arrivare infatti, dal piano superiore, salì un’altra rampa di scale. Neanche al terzo piano, vide qualcuno, ma i piani erano finiti, doveva essere per forza in una di quelle stanze. Entrò mano a mano in tutte, a un certo punto si ritrovò nella stanza dei suoi genitori adottivi, si sentiva in imbarazzo- non sarebbero per nulla contenti di sapere che me la sto gironzolando da sola per la loro casa- pensò. Rimase una sola camera, chiunque facesse quel rumore, doveva essersi nascosto per forza li. Cercò di aprire la porta, ma era chiusa a chiave- che strano- disse- tra se e se. Si girò, per ritornare nella sua stanza, incominciava ad’avere un brutto presentimento. Dietro alle sue spalle, sentì  qualcuno girare una chiave nella serratura della porta, allora si avvicinò quatta quatta, e aprì la porta, portando il candelabro d’argento sopra la sua testa, con i muscoli pronti  a stordire chiunque avesse tentato di aggredirla. Ma anche in quella stanzetta non vide nessuno. La prima cosà che notò, era l’enorme finestra centrale che volgeva verso il giardino, sporca e piena di polvere. Si guardò intorno, la stanza era davvero piccola, e non c’erano mobili, solo due scatoloni, li aprì dentro c’erano dei fogli e dei libri- qui dentro non c’è nessuno- pensò- forse, chiunque fosse è scappato dalla finestra. Si avvicinò, a quella enorme finestra, troppo grande, in proporzione alla piccolezza della stanza. Ragnatele pendevano dappertutto, si riempì anche i capelli- che schifò- disse – neanche all’orfanotrofio, c’era una simile sporcizia. La finestra era talmente sporca che non si riusciva a vedere niente, cercò di aprirla, ma sembrava sigillata, allora con una sua manica, della veste che portava, cercò di pulire il vetro, era davvero untuoso, incominciava a vedere qualcosa, sembrava un riflesso, strizzò bene gli occhi per vedere meglio, e vide qualcosa di orribile una faccia nera, enorme, sproporzionata rispetto al corpo gracilino, che le sorrideva sarcasticamente. Urlò, come non aveva mai urlato in vita sua, la figura nera, come un’apparizione, corse fuori della porta, Matilde, lo guardò, non aveva le gambe, le vennero dei conati, che trattenne con difficoltà. Corse versò la porta, che però si era richiusa, continuava ad’urlare , ad’un certo punto la porta si riaprì, e come una furia si gettò verso il corridorio, senza fare attenzione a dove andava. Qualcosa o meglio qualcuno fermò la sua corsa, era uno dei domestici, con cui si era scontrata, ritornò in se. Davanti a se c’erano tutti i domestici, che sentendo le sue grida, si erano svegliati, ed’erano accorsi, per vedere cosa stava succedendo. –Guardate, come è conciata, disse qualcuno, si guardò, ineffetti, era in uno stato davvero pietoso, la veste era nera, e si era anche un po sgualcita, i capelli erano pieni di ragnatele e le mani erano completamente nere. –Che cosà hai combinato? Chiese la domestica, che le aveva mostrato la sua stanza- incominciò a balbettare- c’è un mostro in quella stanza, c’è un mostro- disse, agitata indicando la stanza che sembrava essere sparita nel nulla. Quale stanza?, chiese la donna ridendo, li c’è solo un muro- era lì poco fa lo giuro- Qualcuno avrà dei guai appena ritorneranno i signori- vi dico che era lì- ripetè Matilde. –Che bell’affare, che hanno fatto i signori-disse qualcuno- si sono presi una pazza. Matilde, si mise a piangere, fuori incominciava ad’albeggiare, e la sua prima giornata come signorina Still, non sarebbe certo stata piacevole.

Maria

La mia tata mi strinse forte la mano: stammi vicina Maria questa è una brutta zona. Camminammo per molto tempo i piedi cominciarono a farmi male, tata sono stanca fermiamoci, non ora Maria ma non vedi? Non ti sai guardare intorno, non ci potremo fermare finché non saremo uscite da questo tuburio.
 Le strade erano strette, sporche, ogni tanto si vedevano delle donne aprire le finestre per svuotare i secchi quando accadeva la tata cercava il più possibile di proteggermi da quelli cascate di urina, sarebbe un vero peccato se ti sporcassi quel bel vestitino mi diceva con aria scherzosa. Quando manca per arrivare a casa tua? continuavo a chiederle incessatamente, quell’odore stava incominciando a darmi la nausea, mi tappai il naso con le dita, la mia tata si mise a ridere sei buffa cosa fai ? tata non né posso più di questo tanfo tra poco vomiterò. Siamo quasi arrivate, svoltammo l’angolo e ci trovammo davanti un cortile con i cancelli aperti arrugginiti, nel centro del cortile si ergeva una grossa palma mentre ai lati c’erano due banani. Mi avvicinai per guardarli meglio, le banane erano verdi, troppo acerbe per essere colte e mangiate, la tata mi sgridò e mi riprese la mano stringendola più forte. Mi fai male così mi lamentai, ma allora sei proprio cocciuta ti ho detto di non allontanarti da me, io non volevo neanche venire bofonchiai, io volevo andare a cavallo con Lucia e anche una bella giornata guarda che sole, invece sono qui con te in questo posto puzzolente, mio padre è molto ammalato e io non potevo lasciarti sola, mamma e papà non sarebbero per niente contenti ribattei io. La tata mi guardò negli occhi avvicinandosi a me: Maria, devi giurarmi che non glielo dirai mai, finirei nei guai e perderei il lavoro. Non voglio che tu perda il lavoro, non dirò niente la rincuorai io. La tata bussò con vigore alla porta, ci aprì un ragazzo

venerdì 25 novembre 2011

Diario di un alieno 2

Un calore tiepido mi avvolgelva, dove fossi non lo sapevo, tutte le mie paure sembravano essersi dissorte. Non ci vedevo, non sentivo se non una voce dolce, che mi parlava, mi chiamava con un nome diverso dal mio, incominciai a capire. Ero nel mio nuovo corpo, ero un embrione, e chi mi parlava doveva essere quella che i terrestri chiamavano mamma. Gli umani, da quanto avevo studiato a scuola, provavano sentimenti e emozioni forti, cose che per la mia civiltà erano segno di anormalità. Come avrei fatto a provare le loro stesse emozioni? mi chiesi, come sarebbe stato vivere con esseri così irrazionali, certo sarebbe stato interessante, e avrei imparato qualcosa di nuovo, forse queste creature, che consideriamo inferiori a noi hanno qualcosa da insegnarci. Nascere, non fu per nulla piacevole, non volevo allontanarmi da quel calore, da quella pace, piansi, non avevo mai pianto, nessuno della mia razza piange, che strana sensazione pensai, spero che non mi ricapiti più, e invece non smettevo. Quella voce mi fece smettere, la risentì ancora, ma stavolta era più acuta, sembrava essermi vicina, non vedevo bene, pochissimo, una sagoma, con pelle e occhi dolci che mi fissavano , mi faceva strani versi buffi. Ecco quindi questa è la mia mamma umana, pensai, smisi di piangere per qualche strana ragione, Il mio passaggio sulla terra era appena incominciato.

A chi mi segue...

I miei post sono parti di romanzi o poesie scritte da me. Mano a mano pubblicherò qui sul blog il seguito dei romanzi.
Grazie

Il segreto dei Still

Era una tiepida giornata di autunno, le foglie sugli alberi incominciavano ad'ingiallirsi e a cadere dai grossi rami di quei alberi secolari che segnavano il sentiero che avrebbe condotto Matilda alla casa dei suoi nuovi genitori. Era la terza volta che Matilda cambiava famiglia, sapeva  che questa volta se qualcosa fosse andato storto nessuno avrebbe più voluto adottarla, quindi una certa ansia la prendeva tutta fino a ogni suo singolo riccio nero, l’agitazione era tale che per non pensarci si distrasse pestando con i piedi le foglie secche cadute dagli alberi. Le piaceva sentirle
scrosciare sotto il suo peso, e con suoi occhi grandi e neri, guardava con meraviglia tutti quei colori tipici dell’autunno: il giallo, l’arancio il verde delle foglie, i tronchi degli alberi grigi, marroni, neri, il cielo azzurro con i riflessi grigi. Matilda ammirava tutti quei colori, voleva diventare un’artista famosa, avrebbe dipinto come Caravaggio. Aveva letto molto su Caravaggio, suora Teresa le aveva regalato dei libri, Ripensò alla sua unica amica, ai suoi capelli rossi nascosti timidamente sotto al velo, ai suoi occhi tristi e alla sua voce dolce che spesso l’aveva rincuorata. Tu diventerai una grande artista Matilda, devi solo avere speranza i tuoi disegni sono bellissimi dio ti ha dato un dono e tu devi usarlo- ma suora Teresa io sono solo un’orfana, non combinerò mai nulla, pure i miei genitori non mi hanno voluta e poi non sto simpatica a nessuno, le altre bambine mi evitano e sono tremendamente goffa un maschiaccio, per tutti sono solo una monella cosa potrò mai combinare? Matilda- le rispondeva suor Teresa- vedrai che un giorno le cose cambieranno, un giorno si ricrederanno tutti, e capiranno che fantastica donna sarai, devi solo crederci e vedrai! E così dicendo, mi accarezzava i capelli. Quanto avrebbe voluto crederci alle parole di suor Teresa, ma le era impossibile in quel momento. Era finalmente giunta alla sua nuova casa, il cuore le sussultò, i suoi nuovi genitori dovevano essere davvero ricchi, la casa era enorme, non ne aveva mai vista una così grande, aveva un parco immenso, con un giardino con ogni tipo di fiori: rose, ortensie,camelie- quanti colori- pensò- le dipingerò di certo in uno dei dipinti. Durante il tragitto, aveva notato anche un maneggio con dei cavalli, tutto era magnifico, e elegante anche l’interno della casa: soffitti altissimi, lampadari enormi in stile vittoriano, saloni enormi, con mobili decorati a mano, un pianoforte a coda con una statua di una donna sopra- mi sa che dovrò imparare a suonare il piano- pensò Matilda- non so però se ne sarò in grado, considerando l’educazione che ho avuto finora. Appesi nel salone, vide i ritratti dei suoi genitori addottivi, aveva un aria buffa- pensò Matilda- sono così seri ed’impetriti- non era abituata a stare con gente così ricca. La sua nuova mamma era bellissima, non aveva mai visto una donna così bella, e indossava un abito verde molto elegante con intorno al collo un visone, e degli orecchini di perla, che il pittore aveva reso alle perfezione da quanto risplendevano, nulla però era a confronto alla resa ottenuta degli occhi, freddi come il ghiaccio, a  Matilda, le si congelava il sangue ad’osservarla, doveva essere una donna molto altera, lo stesso dicasi del suo nuovo padre, che però, le ispirava più simpatia rispetto alla moglie,  grazie a quei preferiti arricciati al’insù, che le ricordavano, un personaggio di un libro che aveva tanto amato quando era più piccola. L’immagine di se stessa, tra qualche anno, le apparve davanti confusa- diventerò una vera damina- pensò- non sarò più una monella un maschiaccio- forse suor Teresa aveva ragione, se avrebbe resitito in questa famiglia, avrebbe cambiato completamente vita. Il signore e la signora Still, non erano in casa- che peccato- pensò Matilda- mi sarebbe piaciuto incontrarli subito, sarà per domani. Una delle cameriere, la condusse per la casa, mostrandole la sua camera da letto- come è bella! Ma è tutta mia?- certo signorina, i signori still hanno disposto così- nessuno mi aveva mai chiamato signorina- Pensò Matilda, ridacchiando tra se e se- Ma dovrò dormire da sola?- si signorina- i miei genitori, non dormono qui?- no sono fuori città ritorneranno tra una settimana- così tardi? Non vedevo l’ora di vederli, pazienza, dorme lei quindi con me?- non posso signorina, i domestici dormono in mansarda, non è conveniente- quindi sono l’unica persona, che dormirà in questa parte della casa stanotte?- disse Matilda spaventata alla sola idea, non aveva mai dormito da sola, oltre più in un posto nuovo, e senza adulti nelle vicinanze. La cameriera, si congedò da lei, lasciandola sola nella sua stanza,prima di andare, le aveva riscaldato il letto, non aveva mai dormito in un letto caldo, quel calore le fece passare i suoi timori, e placidamente dopo aver spento il lume sul suo comodino con un soffio, chiuse gli occhi e si addormentò.

mercoledì 16 novembre 2011

Diario di un alieno

26-09-1986

Mi chiamo LYS, studente alla gran scuola di alfa centauri. Oggi io ei miei compagni, atterreremo sulla terra: pianeta abitato dai rettiliani. L'atmosfera è simile ad'alfa centauri, e gli abitanti non sono in grado di vederci, infatti sono in grado di vedere solo nell'UV-visibile, la nostra corporatura in silicio è impenetrabile alla loro vista, per i rettiliani più sensibili, noi siamo solo delle presenze, dei rumori, delle interferenze che mettono fuori uso i loro elettrodomestici. Molti di loro non credono nella nostra esistenza, e chi riesce ad'avvertirci e considerato matto. Un vero peccato, il nostro popolo ha cercato più volte di comunicare con questa gente, ma è stato impossibile. I potenti della terra ci tengono alla larga da ogni fonte di comunicazione e socializzazione con gli abitanti. I potenti sanno della nostra esistenza, merciano con noi acqua, per moi fonte vitale di vita ed'energia, sul nostro pianeta non c'è ne è più. Mentre questo pianeta ne è ricco, mari e oceani infiniti sotto i nostri occhi mentre ci avviciniamo alla terra, uno spettacolo incledibile bellissimo, che i terrestri non sanno apprezzare, noi invece che siamo un popolo di scienziati non possiamo che rimanere incantati. Riesco già a vedere i terrestri, nelle loro case, per la strada. I nostri occhi sono più potenti di quelli dei rettiliani. Anche i miei compagni si sono affacciati ai finestrini per vedere i terrestri, e subito si alza un vociare chiassoso. Il nostro supervisore, che ci aiuterà in questa esperienza, li ha già esortati al silenzio. Oramai siamo quasi arrivati e Gater, ci deve fare un discorso prima dell'atterraggio. Cari studenti, oggi incomincerete la vostra esperienza sulla terra, viverete come i terrestri, abiterete con loro, proverete le loro emozioni, le loro capacità, e le loro debolezze. Non avrete, i vostri poteri e le vostre facoltà intelettuali ad'aiutarvi, dovrete cavaverla con il cervello di un terrestre, e cosa più importante, per questioni di sicurezza non ricorderete nulla della vostra vita, sarete davvero convinti di essere rettiliani. Verrete assegnati a una famiglia terreste, la vostra anima  e tutte le conoscenze saranno inserite in feti morenti di terrestri, nascerete e vivrete una vita da rettiliani. Per i primi anni della vostra vita sulla terra, vi terremo sott'occhio, per verificare che nulla sia andato storto, poi vi osserveremo da lontano, e quando la vostra vita qui sarà finità, riprenderemo la vostra anima e la rimetteremo nel vostro corpo così che avrete finito lo stage sulla terra. Imparate il più possibile da questa esperienza, e cercate di insegnare agli umani, come ben sapete le nostre conoscenze sono la moneta alla loro acqua. Vi fingerete terrestri, e senza che loro lo sappiano farete evolvere la loro civiltà, ma non troppo, sempre abbastanza per avere ciò che vogliamo, ma nulla di più. Al termine della vostra ricerca, studieremo i vostri ricordi, e da questi dipenderà il nostro futuro ma sopratutto quello dei rettiliani. Oramai, eravamo arrivati, dopo esserci salutati, e rincuorati a vicenda, perchè la paura verso quegli alieni era forte , entrammo nella capsula aspira anima, tentennai un po ma poi mi presi coraggio, ed'entrai trattenendo il fiato, stava per iniziare l'avventura più grande della mia vita, chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare da  vortice luminoso della capsula.

martedì 15 novembre 2011

sola nei mie pensieri sono stata fino a ieri
ma oggi è un altro giorno e il mio cuore è pieno di crateri
tu mi hai lasciata non so seguendo quali criteri
le mie emozioni non sono dei finanzieri
che pagano tutti i tuoi dispiaceri
i miei sogni non sono prigionieri
come tu volevi ieri
oggi loro sono veri
non sono più solo pensieri.

Scrittrice non pubblicata

Diventa sempre più difficile sognare e avere grandi aspirazioni io ho sempre sognato di diventare una scrittrice famosa, ma ai giorni nostri anche fare lo spazzino è una vera impresa bisogna avere minimo 4 lauree parlare 4 lingue tra cui l'inglese come dei madre-lingua avere una bellissima chioma e un sorriso accecante, perchè senza tali attributi a quanto pare è impossibile togliere le cacchette dei cani. Figuriamoci che caratteristiche bisogna avere per essere pubblicati e diventare scrittori di successo, non lo voglio neanche sapere mi spaventerei. Per questo ho aperto questo blog per far leggere i miei lavori, che senso ha scrivere senza essere letti da qualcuno?

L'AMANTE

Sono l’amante di un uomo sposato, la donna più odiata dal genere femminile, mi guardai allo specchio; avevo i capelli spettinati, presi la spazzola per sistemarli e me li legai in uno chignon.  Non mi aspettavo la visita della moglie del mio amante, quella sera era rimasta li ad’aspettarmi - Io e mio marito stiamo passando un brutto momento- mi disse- io gli sono stata distante, ho sbagliato ma ora gli sarò più vicina, io lo amo. Quell’ingenuità mi fece ridere, non dissi nulla. -Tu non me lo porterai via io lotterò per lui, le risi in faccia e le voltai le spalle per aprire la porta e entrare in casa mia, ma lei mi afferrò per i capelli.- Lasciami pazza!-Ti credevo mia amica, Angela come hai potuto farlo, la guardai negli occhi, che oramai sembravano quelli di un demone assetato di sangue,- Amica … parola grossa, sei un’ingenua Claudia, e non è colpa mia- le dissi-. Divincolandomi riuscì a liberarmi dalla sua presa e tirai fuori le chiavi. Lei cercò di riafferrarmi ma io le tirai una sberla,- vai via- le dissi-. I miei vicini uscirono fuori per vedere chi faceva tanto casino. Claudia ritornò in se: sei il diavolo in persona Angela, come fai a non provare il minimo rimorso, noi abbiamo due figli non hai pensato a loro? io mi fidavo di te. Te ne vai?-le dissi scocciata- Mario non ti ama. A questa mia affermazione, Claudia ridiventò di nuovo isterica- lui mi ama, me lo ha detto piangendo ieri sera. -pensa  che ieri pomeriggio lo ha detto anche a me!- Le risposi io per stuzzicarla-. - Non ci riuscirai Angela, non me lo porterai via- e così dicendo se ne andò finalmente via-. Aprì di fretta la porta, e la richiusi altrettanto velocemente: che figura, pensai, mentre mi sistemavo i capelli, certo che le donne quando si tratta di uomini diventano proprio folli. L’amore fa male … Guarda Claudia, completamente impazzita per un uomo bugiardo; e pensare che un tempo era lei l’amante di suo marito. Come prendeva in giro le mogli ingenue come lei! Aveva iniziato per gioco: lui era sposato- ma terribilmente affascinante proprio per questo –diceva-. Non le interessavano gli uomini liberi, conquiste troppo facili. Allora ero io l’ingenua, la ragazza inesperta che non capiva gli uomini; e lei mi dava suggerimenti , si vantava degli uomini che otteneva, si divertiva a farli soffrire gli uomini … uomini esseri così teneramente complicati e così meschinamente  deboli e così semplici da manipolare. Un tempo per Claudia gli uomini erano questo; ma ora guardala … pensai : ora era lei a soffrire per un uomo, ora era lei ad’essere manipolata, può l’amore modificare così tanto una donna? Fino a rendere la più cinica e astuta delle donne, un’ agnellino innamorato. Rabbrividì, come era crudele l’amore con chi si prende gioco di lui; e Claudia con l’amore aveva scherzato troppo e alla fine si era scottata. Incominciai ad’accorgermi del cambiamento di Claudia, già dopo un mese dall’inizio della sua relazione con Mario; era la prima volta che trovava un uomo affascinante- lo devi vedere Angela, è bellissimo – mi diceva ogni secondo-e io l’avvertivo- te ne stai innamorando Claudia, ma lui è sposato! Lei stizzita mi rispondeva che ero solo invidiosa di lei, mi disse che Mario le aveva detto che l’amava e che per lei avrebbe lasciato la moglie. Povera creatura pensavo a quel tempo, era caduta nella sua stessa trappola, aveva incominciato a frequentare Mario solo per divertirsi per usarlo e alla fine era lei quella che si era innamorata; un giorno arrivò da me tutta contenta: l’ha lasciata finalmente, quell’essere scialbo- come fai a sapere che è scialba se non la hai mai vista- proruppi io – lo so e basta, lo deve essere per forza, mi ha detto che non è del suo ceto sociale, non è una donna di classe, quando si è sposato con lei i suoi genitori lo hanno rinnegato, delle persone squisite le devi conoscere Angela. Saranno contenti e sollevati quando sapranno che Mario a intenzione di divorziare da lei per sposare me … si interruppe - Angela, tutto bene? Te la sei presa perché ho preso in giro la moglie di Mario perché è povera? Tu non sei patetica come lei non ti sposeresti mai con un uomo più ricco di te, cosa credeva la sciocca ! e ovvio che prima o poi l’avrebbe lasciata, lei non era alla sua altezza; insomma ognuno dovrebbe stare al suo posto, tuo marito sarà un’ idraulico no? A proposito non mi hai mai presentato tuo marito … anzi non ne parli mai … te ne vergogni a tal punto? Angela ma stai per piangere? Che egoista che sei ! io vengo da te per raccontarti la mia felicità e tu che fai … pensi solo a te stessa, qualunque problema tu abbia lo risolveremo in un altro momento, ora si felice per me- non posso Claudia, dissi trattenendo le lacrime anzi devo proprio andare, non posso stare qui davanti a te un minuto di più , non posso più sopportare i tuoi capricci e la tua superficialità, ricordati le mie parole Claudia: un giorno sarai tu ad’essere cacciata dal suo cuore da un’altra donna, un giorno sarai tu patetica per questa donna e la capricciosa sarà lei; Così dicendo la lasciai sola con la sua felicità che ero sicurissima non sarebbe durata molto. Il Mario con cui aveva una relazione era mio marito, come ero ingenua allora … non capivo gli uomini. Claudia aveva dei precedenti nel rubare gli uomini altrui, ai tempi dell’università il ragazzo con cui stavo da tre anni mi lasciò per mettersi con lei, neanche a dirlo lei lo mollo la settimana dopo; non le parlai per anni, finché un giorno fu le a chiamarmi, mi chiese scusa e io come una sciocca la perdonai, però decisi di non farle conoscere mio marito. Pensavo di essere stata furba; se non si incontrano non succederà di nuovo … mi illudevo ovviamente. A volte il destino è davvero crudele, Mario e Claudia ma come era possibile che fosse successo un’altra volta? Ma stavolta me l’avrebbe pagata; avvenne una metamorfosi dentro di me, da brava ragazza un po impacciata divenni come la Claudia di un tempo ma più furba e matura. Aspettai prima di agire, poi dopo qualche anno mi rimisi in contatto con la mia ex amica: Claudia si era già dimenticata dell’accaduto, mi disse che le ero mancata, che con Mario le cose non andavano bene da quando aveva avuto la bambina. Claudia era diventata ancora più patetica, anche il suo aspetto era peggiorato, era trasandata e appariva più vecchia di quanto fosse in realtà; avevo davanti me un’altra donna. Per un’ attimo ebbi pietà di lei, mi chiesi se dovevo andare avanti con il mio piano, considerando che aveva anche dei figli con Mario, ma l’odio era troppo verso quella donna, che nonostante tutto aveva mantenuto inalterata la sua alterigia nei mie confronti. L’impresa non sarebbe stata difficile con Claudia in quelle condizioni. Claudia non avrebbe retto il divorzio, non aveva mai lavorato in vita sua e l’università non l’aveva finita; Mario di lei e delle bambine non si era mai occupato, soprattutto ora che la sua ditta era andata in bancarotta. Lo dovevo fare, Claudia aveva distrutto il mio matrimonio. Mario fu costretto a divorziare da me dai suoi genitori, lo avrebbero diseredato, e non avrebbe mai ereditato la ditta di famiglia ; Claudia da quanto appresi era un’amica di famiglia è così che si erano conosciuti. Era lei che aveva suggerito ai genitori di Mario quella minaccia. Mario era sempre stato un uomo debole, un burattino, cedette subito; non aveva mai amato Claudia, non aveva neanche amato me abbastanza. I capelli erano finalmente sistemati, mi guardai allo specchio, ero molto bella quella sera, sarei riuscita nell’impresa facilmente, presi un rossetto color rosso corallo e me lo misi sulle labbra. Alle 23.00 arrivò Mario, in una condizione davvero pietosa, mi disse che oramai era libero, la ditta non c’era più, i suoi genitori erano morti, e lui Claudia non l’aveva mai amata, mi supplico piangendo di riprenderlo. Guardai quel bel viso, quelle labbra carnose e rosa, i suoi occhi verdi che un tempo mi fecero innamorare di lui, avevo vinto, ma stavolta non avrei ceduto all’amore …