Quando l'anima è un deserto? quando non si hanno sogni

Quando l'anima è un deserto? quando non si hanno sogni

venerdì 25 novembre 2011

Il segreto dei Still

Era una tiepida giornata di autunno, le foglie sugli alberi incominciavano ad'ingiallirsi e a cadere dai grossi rami di quei alberi secolari che segnavano il sentiero che avrebbe condotto Matilda alla casa dei suoi nuovi genitori. Era la terza volta che Matilda cambiava famiglia, sapeva  che questa volta se qualcosa fosse andato storto nessuno avrebbe più voluto adottarla, quindi una certa ansia la prendeva tutta fino a ogni suo singolo riccio nero, l’agitazione era tale che per non pensarci si distrasse pestando con i piedi le foglie secche cadute dagli alberi. Le piaceva sentirle
scrosciare sotto il suo peso, e con suoi occhi grandi e neri, guardava con meraviglia tutti quei colori tipici dell’autunno: il giallo, l’arancio il verde delle foglie, i tronchi degli alberi grigi, marroni, neri, il cielo azzurro con i riflessi grigi. Matilda ammirava tutti quei colori, voleva diventare un’artista famosa, avrebbe dipinto come Caravaggio. Aveva letto molto su Caravaggio, suora Teresa le aveva regalato dei libri, Ripensò alla sua unica amica, ai suoi capelli rossi nascosti timidamente sotto al velo, ai suoi occhi tristi e alla sua voce dolce che spesso l’aveva rincuorata. Tu diventerai una grande artista Matilda, devi solo avere speranza i tuoi disegni sono bellissimi dio ti ha dato un dono e tu devi usarlo- ma suora Teresa io sono solo un’orfana, non combinerò mai nulla, pure i miei genitori non mi hanno voluta e poi non sto simpatica a nessuno, le altre bambine mi evitano e sono tremendamente goffa un maschiaccio, per tutti sono solo una monella cosa potrò mai combinare? Matilda- le rispondeva suor Teresa- vedrai che un giorno le cose cambieranno, un giorno si ricrederanno tutti, e capiranno che fantastica donna sarai, devi solo crederci e vedrai! E così dicendo, mi accarezzava i capelli. Quanto avrebbe voluto crederci alle parole di suor Teresa, ma le era impossibile in quel momento. Era finalmente giunta alla sua nuova casa, il cuore le sussultò, i suoi nuovi genitori dovevano essere davvero ricchi, la casa era enorme, non ne aveva mai vista una così grande, aveva un parco immenso, con un giardino con ogni tipo di fiori: rose, ortensie,camelie- quanti colori- pensò- le dipingerò di certo in uno dei dipinti. Durante il tragitto, aveva notato anche un maneggio con dei cavalli, tutto era magnifico, e elegante anche l’interno della casa: soffitti altissimi, lampadari enormi in stile vittoriano, saloni enormi, con mobili decorati a mano, un pianoforte a coda con una statua di una donna sopra- mi sa che dovrò imparare a suonare il piano- pensò Matilda- non so però se ne sarò in grado, considerando l’educazione che ho avuto finora. Appesi nel salone, vide i ritratti dei suoi genitori addottivi, aveva un aria buffa- pensò Matilda- sono così seri ed’impetriti- non era abituata a stare con gente così ricca. La sua nuova mamma era bellissima, non aveva mai visto una donna così bella, e indossava un abito verde molto elegante con intorno al collo un visone, e degli orecchini di perla, che il pittore aveva reso alle perfezione da quanto risplendevano, nulla però era a confronto alla resa ottenuta degli occhi, freddi come il ghiaccio, a  Matilda, le si congelava il sangue ad’osservarla, doveva essere una donna molto altera, lo stesso dicasi del suo nuovo padre, che però, le ispirava più simpatia rispetto alla moglie,  grazie a quei preferiti arricciati al’insù, che le ricordavano, un personaggio di un libro che aveva tanto amato quando era più piccola. L’immagine di se stessa, tra qualche anno, le apparve davanti confusa- diventerò una vera damina- pensò- non sarò più una monella un maschiaccio- forse suor Teresa aveva ragione, se avrebbe resitito in questa famiglia, avrebbe cambiato completamente vita. Il signore e la signora Still, non erano in casa- che peccato- pensò Matilda- mi sarebbe piaciuto incontrarli subito, sarà per domani. Una delle cameriere, la condusse per la casa, mostrandole la sua camera da letto- come è bella! Ma è tutta mia?- certo signorina, i signori still hanno disposto così- nessuno mi aveva mai chiamato signorina- Pensò Matilda, ridacchiando tra se e se- Ma dovrò dormire da sola?- si signorina- i miei genitori, non dormono qui?- no sono fuori città ritorneranno tra una settimana- così tardi? Non vedevo l’ora di vederli, pazienza, dorme lei quindi con me?- non posso signorina, i domestici dormono in mansarda, non è conveniente- quindi sono l’unica persona, che dormirà in questa parte della casa stanotte?- disse Matilda spaventata alla sola idea, non aveva mai dormito da sola, oltre più in un posto nuovo, e senza adulti nelle vicinanze. La cameriera, si congedò da lei, lasciandola sola nella sua stanza,prima di andare, le aveva riscaldato il letto, non aveva mai dormito in un letto caldo, quel calore le fece passare i suoi timori, e placidamente dopo aver spento il lume sul suo comodino con un soffio, chiuse gli occhi e si addormentò.

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